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Prima della pioggia

Regia di Milcho Manchevski vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Prima della pioggia

di sasso67
8 stelle

«Il tempo non muore mai: il cerchio non è rotondo»
Questa frase enigmatica, apparentemente incongrua, pronunciata da un monaco all'inizio del primo segmento (Parole), scritta anche su un muro di Londra durante il secondo (Volti), rappresenta la chiave di lettura del film. Perché se il cerchio fosse rotondo, allora non ci sarebbe davvero scampo, in un mondo nel quale «la guerra è la regola, la pace un'eccezione», come constata Aleksander. E non ci sarebbe scampo non soltanto per i protagonisti di quella guerra, ma anche per chi vive a migliaia di chilometri di distanza, come sta a dimostrare l'eccidio nel ristorante londinese. Se il cerchio fosse rotondo, il destino dell'umanità non potrebbe che essere lo stesso delle povere tartarughe che un gruppo di ragazzini utilizza per giocare alla guerra all'inizio del primo episodio, chiudendole senza possibilità di fuga in un cerchio di fuoco.
In ogni caso, preannunciata dai morsi degli insetti, dai tuoni in lontananza e dalle nuvole nere, arriva la pioggia, che sembra indicare quelle interruzioni nel cerchio del tempo, nelle quali ci si può inserire per spezzare il circolo vizioso della ripetizione della guerra e della violenza senza soluzione di continuità. In quegli interstizi si può inserire qualche figura eroica, o, meglio, redentrice, come quella di Aleksander, che sacrifica la propria vita di macedone cristiano (ortodosso), per salvare quella di una ragazza albanese musulmana. Apparentemente, il sacrificio del fotografo (Aleksander ha appena vinto il Premio Pulitzer per la fotografia) è inutile, perché dopo la sua morte, ad opera dei propri cugini, anche Zamira, la ragazza albanese, viene uccisa da altri albanesi: sembra che la guerra fratricida non voglia placarsi. Quella, purtroppo, è la regola, ma il meccanismo, forse, può essere inceppato, come mi sembrano dimostrare le incongruenze cronologiche inserite nella vicenda dal regista (non possono essere certo una svista, in un film uscito nell'anno di Pulp Fiction): per esempio, se Aleksander muore alla fine del terzo episodio, che cronologicamente precede il primo, come può egli essere vivo nel secondo? Aleksander, macedone, attraverso la trasfigurazione nel personaggio del grande condottiero di quelle terre, che portava il suo stesso nome, morto a 33 anni, incarna quella figura Christi che può spezzare il cerchio della violenza. Nell'immagine ripresa dall'alto di Aleksander ucciso, sembra di vedere il Cristo dipinto sulle icone appese nella chiesa del convento di Kiril, il giovane monaco del primo episodio.

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