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Il corvo

Regia di Alex Proyas vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il corvo

di Lina
8 stelle

Film impareggiabilmente accattivante e poetico, di forte impatto psicologico, che trae ispirazione dal fumetto omonimo di James O'Barr, ricco di citazioni di vari testi di musica rock-metal e di un tipo di letteratura gotica e decadentista.

 

Le sue ambientazioni dark estremamente suggestive e inquietanti, che trovano ispirazione dalla Gotham City di Batman, si rivelano uno dei suoi punti di forza, insieme alla vena romantica fatta di brevi flashback, che mostrano provocando una forte pietà e nostalgia nello spettatore, il tenerissimo amore (un amore talmente forte che riesce perfino a trascendere la morte) provato dalla coppia protagonista della storia - una coppia come tante, in fondo.

 

Siamo dunque di fronte a un horror stilisticamente ben studiato e ben sorretto da un copione denso di dialoghi efficaci e diretti ai sensi umani, che mescola con maestria azione, fantasia, passione, amore, morte e vita oltre la morte in uno scenario lugubre di sangue e vendetta sul quale comunque, alla fine, trionfa l’amore.

 

La storia viene vista e narrata attraverso gli occhi e l’esperienza di una ragazzina, che insieme al personaggio di Shelly, rappresenta l’elemento più puro del film. Inoltre, l’insistente citazionismo del racconto di Edgar Allan Poe e della vita di Gesù unito ai vari aforismi e agli accenni poetici e proverbiali (elementi che troviamo in abbondanza nel fumetto) proferiti con una certa frequenza dal protagonista e non solo, rendono il tutto più efficace e affascinante che mai.

 

Molte le situazioni che fanno riflettere sul significato della vita, della morte, del perdono e della vendetta, emozionando profondamente fino a toccare le corde del cuore.

 

La morale però è contorta e tutt’altro che cristiana, soprattutto contagiosa, perché induce lo spettatore a pensare che sia opportuno che chi uccide, debba essere ucciso a sua volta, rispondendo all'odio con altrettanto odio.

 

Il corvo, secondo alcune antiche leggende, è una sorta di Caronte, un traghettatore che accompagna attraverso un lungo viaggio dalla dimensione terrena (proprio come vediamo fare nella Divina Commedia di Dante) a quella ultraterrena, tutte quelle anime tormentate che non trovano pace (poiché continuano a vivere anche dopo la morte fisica una realtà sgradevole, simile a una sorta d’inferno dal quale non riescono a uscire), ma alle quali, talvolta, concede di risorgere e di poter vedere attraverso i suoi occhi, il tragitto da percorrere per espletare la propria vendetta in maniera tale da equilibrare il bene e il male.

 

Dunque, questa è una vera e propria parabola dark violenta e nichilista di forte impatto emotivo, che mette a nudo il lato oscuro degli esseri umani, lasciando a malapena comprendere la differenza tra le tenebre e la luce – il bene e il male – proprio come cantato nella sua colonna sonora.

 

La trama è molto magra ma coinvolgente: una coppia in procinto di sposarsi, che vive in una città soggiogata da una grave corruzione e criminalità, viene barbaramente aggredita, ferita e uccisa, ma gli assassini non vengono indiziati o arrestati, continuando perciò, a spargere terrore nella loro città. Ed è proprio a questo punto che la leggenda si compie stabilendo che quando si verificano delle azioni così orribili, tristi e dolorose, un corvo porti indietro le anime di determinate vittime, affinché possano “sistemare le cose”, giustiziando quindi come meritano i loro carnefici. Il prescelto in questo episodio è Eric, un musicista che, risorgendo dalla tomba, inizia a vivere un conflitto di personalità. Non è un personaggio cattivo, ma non lo si può neanche definire buono ne più umano o cristiano. Gli è stato fatto così tanto male che è sprofondato in una realtà orribile, inquietante, piena di incubi e di mostri; un vero e proprio inferno dal quale non riesce a emergere

A un certo punto, però, la trama decide di concedergli delle sfumature dignitose e lo mostra come una sorta di paladino dark, che salva la propria città da un’oltraggiosa banda di criminali e piromani, mostrando anche che è ancora capace di provare amore verso quelle persone che gli sono state care.

 

Il film è carico di violenza – priva di splatter perlomeno – ma a molti sembrerà addirittura giustificata dato che i gangsters non ispirano nessuna pietà. Inoltre, concedono un po’ di respiro alla trama i dialoghi ricchi di humor nero e alcune particolari scene delicate e commoventi.

 

La sceneggiatura è mediamente buona, ma oscura in alcuni punti che andavano sviluppati e approfonditi meglio; i personaggi sono ben caratterizzati, anche se alcuni cattivi, a volte, appaiono un po' troppo sopra le righe e involontariamente tragicomici; il ritmo è costante;  le scenografie perfette in tutta la loro cupezza e la predominanza di colori scuri in sintonia con l'impressionante make-up bianco e nero di Eric Draven (a metà strada tra Pierrot e il cantante dei The Cure); la tensione psicologica è sottile ma intensa e il carisma dell'interprete principale si rivela magnetico.

 

Il messaggio che alla fine vuole lasciare quest’opera è che solo l’amore può salvare un’anima dal dolore. Nell’epilogo, infatti, vediamo Shelley, la fidanzata di Eric, che emerge dalle tenebre e va verso di lui per portarlo finalmente con sé, forse nella luce, perché l’amore, quando è vero amore, niente potrà separare due persone fatte per stare insieme... giacché è il bene a rivelarsi più potente d’ogni male, tanto da lasciare sbalordito perfino il diavolo – sbalordito il diavolo rimase quando comprese quanto osceno fosse il bene...

 

Naturalmente, il motivo di maggior interesse della pellicola è che immortala l’ultima interpretazione di Brandon Lee. Il fatto che sia morto proprio durante le riprese, ucciso da un colpo di pistola vero si racconta, ne suggestiona profondamente la visione, donando all'opera un fascino tenebroso impossibile da replicare.

 

Ha interpretato un ruolo che gli è costata la vita... ironia amara della sorte, è che anche lui stava per sposarsi prima di morire. Affermò che avrebbe agito come Eric se si fosse trovato nella sua situazione. Per questo, poi, la sua "strana" morte sul set provocò una morbosa e macabra curiosità nel pubblico. In questo film ha interpretato con disinvoltura, pathos e una grande espressività un personaggio molto diverso dai precedenti.

 

Ci hanno provato a imitarlo nei vari sequel, ma hanno fallito tutti miseramente. Purtroppo, questo ruolo è stato consacrato alla sua vita e alla sua morte.

 

Lui non voleva essere ricordato solo come il figlio di Bruce Lee, e così è stato.

 

Si lasciano notare anche Michael Wincott, che si cimenta nell'impeccabile interpretazione del cattivo della storia (ruolo che gli è congeniale e che gli riesce bene, ed Ernie Hudson, che ha un gran bel ruolo nella storia. Il suo personaggio del poliziotto dal buon cuore è intenso e ironico in modo bilanciato.

 

E memorabile si rivela certamente Rochelle Davis, ragazzina che interpreta la giovane Sarah, un personaggio rilevante che lascia che quest'opera colma di violenza, di tanto in tanto trovi momenti di respiro.

I suoi pensieri e le sue riflessioni accompagnano le scene più commoventi della pellicola, divenendo quasi degli aforismi.

Tuttavia, se si guarda il film in lingua originale, ci si rende conto che la vera voce dell'attrice non ha quell'espressività suggestionante e quel tono angelico invece posseduto dalla doppiatrice italiana. Peccato.

 

Particolare è la regia di Alex Proyas. Prima dirigeva videoclip e se ne riconosce lo stile nelle sequenze d'azione spezzate e invase puntualmente dai pezzi musicali rock.

 

Adeguata e molto ispirata la colonna sonora mista di pezzi rock e pezzi strumentali struggenti. Personalmente, ho apprezzato di più la parte strumentale di Graeme Revell. Le sue musiche sono davvero stupende, fanno venire i brividi.

 

Nel complesso, è un piccolo cult dalle peculiarità uniche, tuttavia, sarebbe stato possibile migliorarlo dando maggiore spazio alla storia d'amore tra Shelly ed Eric, approfondendo anche altri aspetti come il rapporto di Eric con la piccola Sara e con il suo gruppo musicale degli Hangmen's Joke, di cui quasi non si vede traccia e che non si capisce neppure come abbia reagito alla sua morte. 

Inoltre, sarebbe stato interessante aumentare la dose di fantasy mostrando il viaggio di Eric nell'aldilà e il suo incontro con il traghettatore di anime, il corvo, che avrebbe potuto parlare proprio come avviene nel fumetto di James O'Barr.

 

La frase storica: “Non può piovere per sempre”.

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