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Il salario della paura

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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La recensione su Il salario della paura

di maso
9 stelle

 

Violentissima e spettacolare, almeno a livello visivo, riedizione del romanzo “Il salario della paura” già portato al cinema con il titolo “Vite vendute” da Clouzot.

E' importante chiarire subito che non si tratta del remake di quel film ma più di una versione molto personale fortemente voluta da Friedkin che ha sempre sostenuto che di tutti i film da lui realizzati è il più somigliante a come se lo era immaginato e non gli si può negare la paternità: dopo averlo guardato rimangono impresse le solite finezze tecniche e la brutale rappresentazione della violenza che da sempre sono il suo marchio di fabbrica, poco importa se il film non è ricordato come altri suoi grandi capolavori precedenti, resta un bell’esempio di cinema d’avventura estrema senza sentimentalismi ma incassò davvero poco rispetto ai costi di produzione decretando il primo fallimento commerciale nella carriera dell'affermato cineasta di Chicago.

Significativa la scena più costosa del film che è anche quella più spettacolare e memorabile: all'attraversamento del ponte sospeso sul fiume in piena dei due camion che impegnò l'intera troupe per lungo tempo visto che è così come la vedete senza trucco e senza inganno, a parte il montaggio ovviamente, nell'era del computer graphics sarebbe stata realizzata in maniera fredda e artificiosa con le tecniche digitali mentre Friedkin non fece altro che far percorrere il traballante ponticello dai due camion che ovviamente finirono nel fiume una infinità di volte creando ritardi e spese impreviste logoranti per tutti e in particolar modo per il budget che lievitò quasi al doppio di quello iniziale di cinque milioni di dollari.

Molti hanno criticato il quadruplo prologo che introduce i nostri “eroi” in maniera più o meno approfondita ma io al contrario lo trovo una delle parti più interessati, come la descrizione quasi documentaristica del pueblo centroamericano dimenticato da Dio dove i nostri eroi si rifugiano, è interessante osservare come le loro vite precedenti siano degradate ad una realtà che è forse peggiore della morte ma è pur sempre una possibilità di ricominciare che regolarmente il destino gli concederà con la missione suicida che ricopre tutta la seconda parte dominata dalle musiche elettroniche molto azzeccate dei Tangerine Dream e dalla forza devastante della natura.

Il viaggio attraverso la giungla è pieno di scene memorabili ed i quattro protagonisti sono veramente bravi, si parteggia per loro ma è chiaro che non ci sarà gloria per tutti, da questo punto di vista c'è da sottolineare un'ottima scrittura che li caratterizza e sviluppa i loro rapporti in maniera a volte differente e a volte coincidente al film di Clouzot: ad esempio il personaggio di Francisco Rabal è molto diverso dal suo corrispettivo interpretato da Charles Varnel, è un killer silenzioso e il veterano attore spagnolo è strepitoso nel caratterizzarlo con uno sguardo inquietante e minaccioso ma allo stesso tempo esprime una palese vigliaccheria nel momento in cui deve attraversare il ponte esattamente come il suo predecessore, la palma del migliore dei protagonisti va a lui secondo me, è interessante vederlo recitare con Roy Scheider nelle sequenze in cui c'è un chiaro attrito fra i due costretti alla convivenza forzata mentre alla fine nella sequenza del collasso mentale di Scanlon c'è solidarietà e amicizia nel fantasticare come spendere la ricompenza, altrettanto interessante la competizione fra Scanlon e Serrano, un ottimo bruno Kremer che non vuole cedere all'americano le redini della cordata e cerca saggiamente di imporre il suo autocontrollo, più esuberante invece Amidou nel ruolo del dinamitardo Kassem, l'attore francomarocchino a volte eccede in escandescenze ma più di ogni altro con il sudore gelato che gli cola dalla fronte ci fa ricordare che questi uomini stanno percorrendo strade impossibili con il culo sopra un carico di nitroglicerina assolutamente instabile.

Il titolo americano "Sorcerer" (stregone) è il nome di uno dei due cigolanti camion che i quattro protagonisti utilizzano per la missione, il nome dell’altro camion è altrettanto simbolico "Lazaro", la scena della revsione dei due mezzi è una delle più magnetiche dell'intero lotto perchè spezza il ritmo della tensione e rappresenta il primo vero momento di aggregazione dopo tanta amarezza e solitudine.

Consiglio la versione originale multilingua in cui gli aspetti realistici sono accentuati, sempre se riuscite a trovarla.

La trama

Missione suicida per quattro avanzi della società: guidare attraverso la giungla due camion rottami carichi di nitroglicerina.

La colonna sonora

Ho il vinile e la traccia Betrayal che è anche il tema del film è fantastica.

Roy Scheider

Friedkin voleva un attore di grido per il ruolo di Scanlon, se da un lato non può lamentarsi dell'ottima prova di Roy Scheider malinconico e determinato allo stesso tempo è comprensibile il suo risentimento per averlo scritturato nel ruolo del protagonista perchè indubbiamente Scheider non è una star come dichiarato dallo stesso Friedkin e la parte sicuramente richiedeva un attore carismatico che per un pelo non fu il grande Steve McQueen, l'intoppo fu causato da Ali McGrow, al tempo compagna di McQueen, per la quale Friedkin non riuscì a trovare un ruolo all'interno della produzione decretando la rinuncia della star, credo che a posteriori Friedkin si sia pentito amaramente anche di non prendere in considerazione questa richiesta perchè a mia modesta opinione "Sorcerer" poteva essere veramente l'ultima grande prova del mitico Steve McQueen in un ruolo cucito su misura per lui, davvero un peccato perchè ancora oggi il film sarebbe ricordato molto di più di quello che è in realtà.

William Friedkin

Un lavoro di regia incredibile purtroppo non apprezzato

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