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Il salario della paura

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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La recensione su Il salario della paura

di michemar
8 stelle

C’è tutto il cinema potente e ribelle di William Friedkin in questa pellicola, remake del meno fortunato e riuscito Vite vendute di Henri-Georges Clouzot, di cui perfino l’autore del romanzo da cui è tratto, Georges Arnaud, era rimasto insoddisfatto. L’avventura mozzafiato che intraprendono i quattro protagonisti avviene a bordo di due camion che trasportano un pericolosissimo carico di nitroglicerina attraverso le impossibili foreste del centroamerica, in cui i due camion assumono quasi al ruolo di co-protagonisti, fino al punto che il regista, durante i sopralluoghi delle location dove aveva notato che i mezzi di trasporto avevano nomi bizzarri disegnati sul muso, trovò addirittura i nomi da dargli. Friedkin, che aveva solo 42 anni ed era già conosciuto in tutto il mondo avendo firmato capolavori come Il braccio violento della legge (5 Oscar) e L’esorcista (2 Oscar), decise di chiamare il primo camion Sorcerer, stregone, - che poi è anche il titolo originale del film – quasi per dare una continuità al successo planetario a quello che è appunto da molti ritenuto il più grande film di orrore della storia, il follow-up programmato de L'esorcista. Il progetto era partito in sordina, addirittura come opera preparatoria di quel film su cui la produzione puntava molto, e invece il regista colse subito la forza e il fascino della storia e, come da suo carattere ribelle alle regole e alle dinamiche hollywoodiane, realizzò che doveva seguire la sua strada, perfino lontano dagli Studios e anzi arrivare quasi al punto di rottura con la produzione affinché potesse avere il controllo del risultato finale. Che fu davvero eclatante, forse non molto apprezzato subito, ma che a distanza di anni è divenuto un vero cult, anche perché in questi ultimi anni era diventato introvabile, insomma bello e invisibile. Per fortuna non solo è tornato ma è in circolazione anche un’ottima versione in Blu-ray Disc.

 

Riconosciuto oggi come un vero capolavoro, il film è un thriller esistenziale interpretato in maniera efficace e sanguigna da Roy Scheider, Bruno Cremer, Francisco Rabal e Amidou, che sono quattro uomini ormai reietti della società alla ricerca di una affermazione personale, di un ottimo compenso e con la speranza di farsi dimenticare da chi li cerca. Il film si apre con un prologo che si compone di quattro sezioni indicate dalla critica di allora come "vignette": essi mostrano i quattro personaggi nelle diverse parti del mondo in cui vivono, in modo da presentare le storie della loro vita. Nilo, un sicario messicano, Kassem, un terrorista palestinese, Victor un truffatore dell'alta finanza francese, e Jackie Scanlon, un piccolo delinquente di New York. Quando poi le loro strade convergono a Porvenir, un lurido villaggio dell'America centrale, si offrono per quel pericoloso lavoro e l’avventura impossibile inizia, mentre sui muri campeggia un manifesto di propaganda elettorale con su scritto: “Unidos hacia el futuro” (Insieme verso il futuro).

Quello che possiamo ammirare è ritenuto dal suo grande regista addirittura il suo film da ricordare, più degli altri!

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