Regia di Tomás Gutiérrez Alea, Juan Carlos Tabío vedi scheda film
"La rivoluzione non passa per il buco del culo!" esclama a un certo punto uno dei personaggi, per stigmatizzare l'amicizia del protagonista, David, con un noto professore omosessuale. E' anche vero, però, che un altro personaggio del film afferma, forse a ragione, che Cuba è trattata dal resto mondo (o almeno dall'Occidente, visto che l'azione del film si svolge nel 1979) come nell'isola caraibica sono trattati gli omosessuali, nervo scoperto di quasi tutti i regimi moderni che non facciano della democrazia propriamente il loro cavallo di battaglia. E quindi, se come dice un murale che si vede nel film, la cui firma è la più autorevole che si possa avere a Cuba (quella di Fidel, naturalmente), "Patria es vivir", perché non lasciar vivere chi non aderisce all'ideale dominante di tutta l'America Latina, che non è né il marxismo né il cristianesimo, ma il machismo? Tutte queste cose il film di Alea e Tabío ce le dice con qualche ingenuità nel racconto, ma con l'idea di non nascondere la realtà cubana, nel bene e nel male: come ricorda il personaggio David (che rappresenta il punto di vista dello spettatore medio), i figli di contadini come lui non avrebbero mai potuto frequentare l'università, senza la rivoluzione. E se per gli ideali egualitari proclamati da Castro e i suoi barbudos c'è ancora tanto da fare, per comprendere bene cosa abbia significato la rivoluzione cubana di cinquant'anni fa, bisogna anche comprendere una realtà storica, politica ed anche geografica così diversa dalla nostra.
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