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L'oro di Napoli

Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su L'oro di Napoli

di GIMON 82
8 stelle

Che cos'e' l"Oro di Napoli"?, non è altro che il filo conduttore che ci guida all'interno di un universo misterioso,affascinante e a tratti grottesco che è il ventre vitale e pulsante di Napoli.Napoli è una citta' attraente,che tira a campare,che ha fatto dell'arte di arrangiarsi il suo modus-vivendi,il popolo partenopeo ha un certo rapporto alchemico e simbolico con la morte,quasi come fosse un qualcosa di racchiuso nella sua storia,fatta sopratutto di miserie,fame e malattie.Questo caleidoscopio sociologico è ritratto in questo film in modo delicato e senza cadere negli stereotipi,dopotutto il regista Vittorio De Sica si considerava a tutti gli effetti un napoletano d'adozione, e nutriva nei confronti della cultura partenopea un amore viscerale, questo film è una raccolta di sei racconti di Giuseppe Marotta in cui il caleidoscopio partenopeo è rappresentato a 365 gradi,il filo conduttore di quasi tutti i racconti è la morte,il popolo partenopeo quindi viene ritratto cosi' com'e' vitale,gioioso ma con un sottofondo di malinconica indolenza che De Sica rappresenta egregiamente,curando anche in maniera altamente stilistica la cura degli ambienti e la scelta delle facce e delle comparse,si nota comunque una regia severa in alcuni punti che evoca logiche neorealistiche, anche se questo film è piu' ironico e le tematiche di un certo peso vengono trattate sempre con una dose di leggerezza e con un ironica inteliggenza proprio per sdrammatizzare il pathos che si potrebbe creare intorno a certi temi,dopotutto il popolo partenopeo è foriero dell'ottimismo e della gioia di vivere che emerge anche nei momenti peggiori il tutto è riassumibile nella famosa frase "Adda' passa' a nuttata" letteralmente ogni giorno che arriva è un giorno nuovo e porta con se nuove cose.Il cast di questo film è superbo di grande spessore,con Toto' che non poteva mancare in un contesto simile lui che da sempre è la maschera partenopea per eccellenza, l'episodio dove recita il principe è intitolato "il guappo" ed è forse il piu' completo di tutti con il principe che interpreta un povero diavolo che ha come "ospite" indesiderato in casa un guappo di quartiere che vessa e umilia la famiglia di Toto',quando "il guappo" si ammala Don Saverio Petrillo (Toto') trovera' la forza di reagire mandando via di casa il guappo,Toto' si esprime con una recitazione sublime e reale incarnando perfettamente l'uomo qualunque che tira a campare,ma che la situazione opprimente che vive lo porta ad uno scoppio di rabbia,come fosse una specie di Vesuvio in erezione,il secondo episodio molto folkloristico con una prorompente Sofia Loren nel ruolo della moglie adultera che riesce con furbizia a non svelare il suo tradimento,in questo episodio si evince quello che è il rapporto dei partenopei con il tema della morte che ha il viso di un grandissimo Paolo Stoppa nei panni del vedovo incosolabile,il terzo episodio "il funeralino" è il piu' melodrammatico del film,con pochissimi dialoghi De Sica descrive in maniera magniloquente lo strazio e il dolore di una madre che accompagna il suo figlioletto per l'ultimo viaggio,questo episodio fu tagliato nella prima versione e fortunatamente recuperato per la riedizione del film in quanto è l'episodio che incarna di piu' la filosofia e la poesia di tipo "funebre" insita nel dna dei napoletani,il quarto episodio dal titolo "I giocatori" è il piu' autobiografico in un certo senso,con un fantastico Vittorio De Sica,nei panni letteralmente di se stesso accanito giocatore, che in questo film ha le fattezze di un nobile caduto in disgrazia ed interdetto dalla moglie che si lascia battere nel gioco delle carte da un bambino con risultati comici strepitosi,il quarto episodio intitolato "Teresa" è molto triste e decadente, con una Silvana Mangano molto affascinante nel ruolo di una prostituta che cede alla proposta di matrimonio di un ambiguo giovane nobile che la sposa per un secondo fine.......stupendo in questo episodio il ritratto di una splendida  matrona napoletana che rivedremo anche dieci anni piu' tardi nel film "Matrimonio all'italiana",l'ultimo episodio è invece l'apoteosi del  cuore e della saggezza umana partenopea che ha il viso di un grande attore come Eduardo De Filippo,in questo episodio c'e' tutto il cuore e il ventre di Napoli, questo è l'episodio piu' vitale del film con De Filippo professore di "pernacchio" con allievi al seguito,ed una scena finale che vale da sola l'intero film per il risultato comico e grottesco da alta scuola e che nonostante lo sberleffo mantiene intatta la sua purezza "folkloristica" senza mai cadere nella volgarita',la chiusura del film è visivamente fantastica con un paesaggio che rapisce gli occhi e sopratutto il cuore di chi lo guarda.....

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