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Casotto

Regia di Sergio Citti vedi scheda film

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La recensione su Casotto

di tafo
8 stelle

fuori e dentro si confondono e ci confondono e la promiscuità non fa comunità.

Il cinema di Citti è sempre basico fondato sulle necessità e difficoltà di soddisfare i nostri bisogni primari. Casotto è il film dell’impossibilità di dare sfogo ai nostri appetiti sessuali in un luogo che non è ne privato ne pubblico. La cabina dove ci si spoglia per poter andare al mare con il vestito adatto, resta chiusa agli estranei non per sempre ma solo per il tempo necessario a poterci presentare in spiaggia. Il casotto è una specie di posto sospeso che sta tra la vita di tutti i giorni e la voglia di mare, il lavoro e la vacanza, tra l’essere vestiti e essere quasi nudi. La cabina è condivisa da una varia umanità che se può essere usata per fare cose che in pubblico non si possono fare, non può essere usata per fare cose che si devono fare in privato. Il regista chiarisce subito quello che non vedremo in questo film, lo spogliarello interrotto delle ragazze davanti al proprio allenatore che ha occupato la cabina sbagliata insieme al membro anormale del prete ci dice che assisteremo ovviamente a nudi umani ma non vedremo questi stessi corpi in atti sessuali o di voyerismo. Quasi tutti ci provano ma nessuno dentro il casotto riesce a fare sesso, i militari- culturisti pensano sempre ai muscoli, i vitelloni di borgata si vergognano dei loro piedi, la famigliola provinciale deve trovare una sistemazione per la nipote incinta e senza marito, la coppietta di parrucchieri viene interrotta sempre prima di concludere e l’assicuratore onesto e casto non vuole cedere alle lusinghe erotiche delle due spregiudicate donne disposte quasi a tutto per i soldi dell’assicurazione. Film semplice e geniale nel farci vedere il lato invisibile di un popolo piccolo-borghese che cerca di divertirsi ma che prova che cane mangia cane non è sempre una metafora. Fuori e dentro si confondono e ci confondono e la promiscuità non fa comunità.

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