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Il secondo tragico Fantozzi

Regia di Luciano Salce vedi scheda film

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La recensione su Il secondo tragico Fantozzi

di OGM
8 stelle

Non un antieroe, bensì un eroe: mitici sono infatti il coraggio e l'impassibilità con cui Fantozzi affronta, a viso aperto, la propria irrimediabile incompatibilità col mondo. "Diverso" tra gli "ultimi", e succube di tutti, sa di esser lo zimbello della vita, eppure non si tira mai indietro. La sua proverbiale iella è una forza della natura, con cui egli si mette in prima linea a sfidare la realtà.  Egli diventa così come un buco nero che, piazzato nel bel mezzo della storia, risucchia ogni senso e ogni misura, innescando un'inarrestabile spirale di paradossi e iperboli.  Le sue vicissitudini non sono assurde, né hanno un effetto demenziale: sono infatti sorrette da una robusta logica del contrappasso, che esteriorizza  l'attrito tra l'anima del ragionier Ugo e il mondo, trasformandolo in  una prorompente esplosione di energia. Fantozzi è una granata scagliata contro l'ovvietà, un ordigno che sventra la pacifica apparenza del reale per mostrarne i complessi meccanismi interni: la conclusione a cui ci porta è che la riuscita di qualunque impresa – grande o piccola che sia - è il risultato di un delicato insieme di circostanze fortunate. La scalogna è la norma, e il successo l'eccezione: e ad ognuno piace crederlo, perché se è vero che non possiamo vincere, il semplice fatto di esserci diventa, di per sé, un'esperienza straordinaria.  "Il secondo tragico Fantozzi" è, non ultimo, il leggendario inno alla fatica di andar controcorrente, di insinuarsi nei cunicoli esclusivi dell'emarginazione, i quali, scava, scava, finiscono per infrangere la tenue vanità che emerge in superficie.

Sulla trama

I veri miti sono indistruttibili: lo è, come un cartoon, Ugo Fantozzi, un pupazzo di gomma  dall'animo di roccia, che nessun trauma fisico o psicologico potrà mai scalfire; e lo è anche un capolavoro come "La corazzata Potemkin", perché il dileggio e il vilipendio non fanno che rafforzare la sua immagine. Ridicolo e perdente è solo chi del mito si rende inutilmente schiavo (il Duca Conte, Guidobaldo Maria Riccardelli) pretendendo, in realtà, di esserne il dominatore.

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