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Il laureato

Regia di Mike Nichols vedi scheda film

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La recensione su Il laureato

di luisasalvi
4 stelle

Nichols sembra (sempre più con il passar del tempo, dato che non ha più diretto alcun film degno di attenzione) dotato di buone conoscenze mondane più che di doti artistiche o anche solo tecniche, se è riuscito a dirigere Burton e la Taylor al suo primo film, e a vincere l'Oscar con il secondo, questo. Una storia d’amore e gossip: Braddock e Robinson, due benestanti famiglie di Pasadena; Ben Braddock torna laureato; la signora Robinson gli si offre e diventano amanti; ma il marito ignaro, socio del padre di Ben, propone il matrimonio di Ben con sua figlia Elaine; questa si innamora di Ben ma lo lascia quando sa della relazione di lui con sua madre; lui, a sua volta innamorato, la cerca, la raggiunge in chiesa dove lei si è appena sposata con un altro, e i due fuggono insieme sul primo autobus che passa.

Il film è stato letto come audace denuncia delle ipocrisie e delle convenzioni borghesi e come anticipazione della ribellione giovanile del ’68. Prescindendo per ora dalla valutazione del film e dalla validità di tali letture, vorrei osservare che le denunce non hanno bisogno di essere audaci, tanto meno esagerate, per essere efficaci e restare nel tempo; i film di Fellini raccontano fatti quotidiani senza esagerazioni; queste semmai compaiono spesso nei ricordi e ancor di più in quelli storici di Satyricon, dove non c'è "denuncia", bensì rievocazione mitizzata e divertita, e satira della cultura storica o dei ricordi. Il disagio giovanile e la denuncia delle ipocrisie o disattenzioni dei genitori era già stata espressa, con ben altro livello d’arte, una dozzina di anni prima, in Gioventù bruciata (a sua volta in gran parte frainteso dalla critica, come spero di aver mostrato nella lettura che ne ho proposto). Quanto al finale de Il laureato… era un classico, ben prima di questo, la promessa fra innamorati che se uno dei due dovesse … impazzire e decidere di sposare un estraneo, l’altro sarebbe andato a “salvarlo” in chiesa; e in ogni buona famiglia si sussurravano racconti di qualche zia o prozia o cugina fuggita o comunque sbandata. In America poi le opere di Tennessee Williams avevano già ottenuto strepitosi (e talvolta scandalistici) successi molto tempo prima di questo film.

Comunque in questo la denuncia dei costumi della provincia americana si intuisce ma non è messa a tema, poiché si limita alla patetica e ingenua esaltazione di "valori" tradizionali, dei genitori che festeggiano con tutto il paese la laurea del figlio (in realtà il graduate degree può corrispondere alla laurea breve introdotta recentemente da noi, non alla laurea classica dell’epoca del film; ciò aggiunge ironia alla grandiosità dei festeggiamenti) e lo desiderano sposato con la figlia del socio e amico; il disagio del figlio accolto da tanto rumore non è indagato. La vicenda viene invece subito imposta dalla assatanata moglie del socio nonché madre della proposta e auspicata sposa del neo-laureato: lei si impone con la sicurezza e l'autorità di una amica di famiglia e si offre con una improntitudine spudorata e poco verosimile, nonostante il tentativo di spiegarla con conseguenza di alcoolismo, peraltro mai mostrato e a sua volta poco verosimile dato che neppure il marito ne è al corrente. Tutto il comportamento della donna mostra una abitudine all'adulterio e una totale libertà da remore morali che mal si adatta al successivo rigore nel vietare ogni rapporto del ragazzo con sua figlia; inoltre il perbenismo formale cui anche lei si attiene non spiega come lei sia disposta a confessare non solo alla figlia ma anche al marito la sua relazione pur di impedire la relazione con la figlia. Anche l'ottusa ingenuità del marito è imposta senza alcuna spiegazione né indagine. Ogni fatto è possibile, nella vita come in arte; ma in arte deve diventare verosimile, cioè deve avere una giustificazione artistica.

Il film è incoerente e gratuito: sembra oscillare all'inizio fra la descrizione (forse amara e partecipe nelle intenzioni, ma di fatto convenzionale e superficiale) del disagio giovanile e la satira (vecchiotta e superficiale) della borghesia di provincia, per trasformarsi subito in erotismo mascherato da commedia brillante (ma spesso solo farsesca) per aggirare i rigori della censura dell'epoca, e forse questa è la riuscita migliore del film e la principale musa del regista, abile nel titillare i gusti del pubblico; ma anche questa proposta dura poco, e subito scatta il sorprendente ossessivo timore della donna che il ragazzo incontri la figlia: in una donna dai costumi così liberi, cinica e irridente dei moralismi del "laureato", ci si aspetta chissà quali melodrammatici motivi per un così rigido rifiuto: si suppone, coerentemente al personaggio, che il suo matrimonio di convenienza con suo marito non sia semplicemente riparatore di un rapporto imprudente con lui, ma di un precedente rapporto con il padre del ragazzo... Questo spiegherebbe il tono melodrammatico del seguito, renderebbe verosimile l'ostinazione della donna nella sua opposizione e audace (ma comunque a sua volta vecchia di millenni) la ribellione all'etica tradizionale, a favore della libertà di incesto matrimoniale tra fratellastri in nome dell'amore... Ma in realtà anche l'amore è presupposto anziché mostrato: nulla spiega l'amore della ragazza per il giovane, né le lacrimette di lei possono spiegare il nascere in lui di un amore così profondo e irresistibile. Hoffman è più bravo degli altri, ma neppure lui sa mostrare i segni di una passione. L'impressione è di un film non sentito da nessuno… neppure come gioco.

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