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Stargate

Regia di Roland Emmerich vedi scheda film

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La recensione su Stargate

di solerosso82
6 stelle

Fantarcheologia che frulla le atmosfere di Indiana Jones e Star Wars in uno spettacolare blockbuster, primo successo di Roland Emmerich. 

Il governo americano incarica il giovane egittologo Daniel Jackson (James Spader) per attivare lo stargate, "il portale delle stelle", un passaggio dimensionale che permette l'accesso alla galassia di Kalian: il luogo dal quale, si presume, abbia avuto origine lo splendore della civiltà egiziana. Protetto da un manipolo di soldati guidati dal Colonello Jonathan "Jack" O'Neil (Kurt Russell), dovrà recarsi sul pianeta alieno per ottenere tutte le informazioni possibili su quella civiltà umanoide così simile a quella terrestre. Insieme s'imbatteranno in una popolazione pacifica, soggiogata alla schiavitù di una razza aliena, il cui sovrano (Jaye Davidson) è venerato come incarnazione di Rao, Dio del Sole. 

Gli autori rispolverano il mito atlantideo sull'origine della civiltà egiziana. Le piramidi di Giza, monolitiche perfezioni architettoniche, non sono altro che le chiavi di attivazione dello stargate. Affascinante la prima parte, con l'introduzione dei protagonisti e condita con gli immancabili spiegoni scientifici. Soporifera più del lexotan la seconda, con la scelta dei dialoghi in lingua aliena sottotitolati (curati da un esperto linguista egittologo, assunto appositamente dalla produzione), debitrice del mito del buon selvaggio russoiano. La storia d'amore interrazziale del protagonista e della bella Sha'uri (Mili Avital) sembra riproporre quella di Balla coi Lupi di Costner, mentre l'ambientazione desertica, a sua volta, presenta inevitabili analogie con il terzo capitolo di Mad Max di Miller. L'epilogo, tra duelli, inseguimenti e battaglie aeree starwarsiane, in una guerra mutatasi in una vera e propria rivoluzione contro il despota alieno, riaccende l'attenzione dello spettatore, svelando i dubbi intorno a Rao e al misterioso teaser che anticipava i titoli di testa. Inevitabile happy ending finale, primo esempio di come, nei film tutto sommato solari e speranzosi di Emmerich, i buoni vincano sempre: anche sull’orlo dell’apocalisse, c'è sempre un americano pronto a salvare, inedenne, l'umanità. Oppure, un mondo alieno, come in questo caso "clintonianamente" integralista.

Di grande impatto visivo, la suggestiva fotografia immortala con grandangoli in controluce le splendide dune del deserto dell'Arizona, location perfetta per riprodurre i paesaggi sahariani alieni. Le tre lune che si stagliano nell'azzuro terso celeste, alle spalle delle piramidi, rimandano ancora alla saga di Lucas, senza passare inosservate ai fan pinkfloydiani, che potranno riconoscere alcune suggestive visioni di Storm Thorgerson, nelle immagini dell'edizione in cd di Dark Side Of The Moon.

I costosissimi effetti speciali, ancora oggi godibilissimi, alternano numerosi modelli a grandezza naturale a miniature, con uso ancora limitato della CGI. Anche i costumi sono una rielaborazione iconografica frutto di una dispendiosa ricerca di carattere antropologico sulla cultura egizia, messa a punto dal comparto scenografico.

Seguito da tre serie televisive (edite anche in Italia) senza il successo sperato (un prodotto di nicchia), non ebbe alcun sequel cinematografico. 

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