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Last Action Hero - L'ultimo grande eroe

Regia di John McTiernan vedi scheda film

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La recensione su Last Action Hero - L'ultimo grande eroe

di giurista81
7 stelle

Blockbusterone molto divertente che propone, per l'epoca, un qualcosa di diverso dagli ordinari film d'azione (anche se qualcosa del genere fa saltare in mente Stephen King e il suo L'Ultimo Caso di Umney contenuto nell'antologia del 1993 Incubi & Deliri). E' infatti uno dei primi film che gioca sul piano multidimensionale, mettendo in dubbio la realtà in favore della finzione e viceversa, con protagonisti che passano da un piano all'altro e altri che fanno l'inverso entrando in relazione con un mondo forgiato da regole diverse. Ad esempio, se nel mondo della finzione i buoni possono sfondare porte e addirittura prendere il volo come il protagonista di ET in sella alla sua bicicletta, una volta passati alla realtà vanno incontro ai limiti propri della vita di tutti i giorni. Nella fattispecie gli sceneggiatori, tra cui Shane Black (Arma Letale L'Ultimo Boyscout), giocano e si divertono plasmando una storia di puro intrattenimento che ha valore prettamente meta cinematografico. Protagonista è un bimbo, una sorta di Quentin Tarantino adolescente, che conosce a menadito film e protagonisti e che passa i suoi pomeriggi all'interno di un cinema grazie alla conoscenza di un vecchio proiezionista che gli permette di vedere pellicole in anteprima e da solo in sala. Il ragazzo è un fan sfegatato di Arnold Schwarzenegger e più in particolare di un personaggio, dallo stesso interpretato, protagonista di una serie di quattro film. Proprio in corrispondenza dell'uscita dell'ultimo film della serie, il proiezionista, che avrebbe voluto fare il mago nella vita, dona al giovane un biglietto appartenuto, in passato, all'illusionista Harry Houdini.  Il biglietto diviene una chiave multidimensionale che lancia il protagonista, proprio come avviene nel racconto L'Ultimo caso di Umney inserito nell'antologia Incubi e Deliri (1993) di Stephen King, nel mondo della fantasia. Più nello specifico il giovane ultimo grande eroe viene sbalzato, durante la visione in anteprima del film, direttamente nella storia finendo a bordo dell'auto guidata da Schwarzenegger e inseguita da un gruppo di manigoldi. Più avanti saranno gli stessi personaggi del mondo della fantasia a entrare in gioco nel mondo reale. In mezzo a tutto questo vengono inserite continue citazioni e gustosi omaggi (tipo un Terminator interpretato da Stallone o la morte de Il Settimo Sigillo che si presenta al cospetto dei due protagonisti per profetizzare l'imminente morte del ragazzo), abbiamo poi infiniti cammei di star di Hollywood che interpretano se stessi (Tina Turner, Robert Patrick che interpreta il T-1000, Sharon Stone, James Belushi, Jean Claude Vandamme e molti ancora) e situazioni che ripercorrono sequenze di film culto hollywoodiani: rimandi ad Arma Letale (per le esplosioni di case), Danko (sfida dei due mezzi lanciati l'uno contro l'altro con nessuno dei due che intende mollare), Dracula (locandina in bella mostra), Il Signore del Male (muri in cui penetra la mano come se stesse penetrando l'acqua) e altro ancora.

Sebbene la sceneggiatura sia stata stroncata dalla critica, premiata con il Razzie Award, vanta interessanti spunti e ha un taglio ironico quasi a presa di giro degli action movie americani. In primis deve esser letta come un progetto dall'anima propria e caratteristica del B-Movie, seppur fracassone e con discreto budget (il regista McTiernan viene da Predator e Caccia a Ottobre Rosso), volto a divertire il pubblico con un gioco alla citazione (per l'epoca direi piuttosto avanti dato che Tarantino era appena agli inizi); in seconda battuta anticipa, seppur in modo poco profondo, tutti quei film che con Matrix e Nirvana (e tutta la serie di epigoni) giocheranno sul piano realtà-fantasia spingendo lo spettatore a interrogarsi sul dove si fermi la prima e sul dove inizi la seconda, al fine di destabilizzarlo e portarlo a chiedersi quanto sia effettivamente libero nella società capitalistica. Idea molto carina poi la soluzione, stile Superfantozzi nell'omaggio ai fratelli Lumiere, con i personaggi e gli oggetti che bucano il grande schermo di un cinema ed entrano direttamente in sala (aveva fatto qualcosa del genere, qualche anno prima, anche Bava con Demoni 2 usando come portale d'accesso la televisione). Non so quanto, ma si potrebbe dire che abbia persino ispirato John Carpenter e il suoi gioiello Il Seme della Follia (1995) che ruota su un piano poi non molto diverso, con un protagonsita che scopre di avere una vita parallela (Schwarzenegger della finzione incontra lo Schwarzenegger della realtà).

Arnold Schwarzenegger è perfetto per la parte, con un inizio dove ricorda la determinazione robotica de Terminator. Poi, più avanti, si scioglie per quello che è un action movie con taglio da commedia un po' fracassona. Se è vero che si debba vedere staccando  cervello, è pur vero che se preso nella giusta maniera sa divertire risultando assai spassoso per il suo giocare al metacinema. 

Fortissimo Frank McRae nei panni di Dekker, il capo di Schwarzenegger nel mondo del film cinematografico. Lo vediamo parlare come una mitraglietta, cazziando di continuo il suo poliziotto per i modi di fare bruschi e devastanti. Divertenti anche le scene con i due che credono di vivere una vita reale e si stupiscono nel constatare come un bimbo riesca a sapere i loro segreti... Non possono certe credere alla versione dallo stesso raccontata ovvero che si trovano rinchiusi in un modo irreale (quello del film cinematografico) al servizio del divertimento di un pubblico di cui ignorano l'esistenza e che segue ogni loro gesta da una sala cinematografica.

Nei panni del cattivo c'è l'antagonista di Robocop 2 ovvero Tom Noonan e anche Charles Dance, munito di una pistola dalla canna lunga oltre misura. Ma la storia raccontata è solo strumentale al giocare sul doppio piano realtà-fantasia e al mettere in scena un po' di azione spettacolare. I contenuti non vanno certo ricercati qua. Divertente, ma da vedere rilassati per mero gusto metacinematografico. Insuccesso al botteghino.

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