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Freaks

Regia di Tod Browning vedi scheda film

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La recensione su Freaks

di OGM
10 stelle

Tod Browning mette in scena la mostruosità che non spaventa, bensì colpisce duramente il cuore. Il suo esercito dei diversi è un misto di clan sovversivo e di allegra brigata, dove l’orgoglio elitario si mescola con una gioia limpida e sfrenata, dai tratti tipicamente infantili. Né eroi né antieroi, i freaks sono, più che altro, una strana specie di alieni terrestri, uomini, ma non proprio, perché riservano fieramente a sé stessi un margine di indefinibilità inaccessibile ai cosiddetti normali: una zona off limits che li rende temibili e insospettabilmente potenti. La loro alterità è una rocca esclusiva da difendere ad ogni costo: la sfida è coraggiosamente rivolta contro un’epoca in cui la deformità era considerata una maledizione da esorcizzare, eliminandola dal mondo oppure trasformandola in uno spettacolo dell’orrore. Ma è lontana anche la mentalità dei tempi moderni, con quella pavida ipocrisia livellatrice che pretende di esercitare  l’accoglienza e l’integrazione rendendosi ottusamente cieca alle differenze. Queste ultime sono, invece, caratteristiche rare e preziose, che diventano uniche e miracolose nel caso dell’uomo a metà (Johnny Eck, 1911 – 1991), dell’uomo torso (Prince Randian, 1871 – 1934) o della donna uomo (Josephine Joseph, 1913 –): tutti personaggi reali, chiamati a raccolta per interpretare una volta tanto, tutti uniti, quella che di fatto è l’altra metà dell’universo umano, e svolge, nei nostri confronti, il ruolo, naturale e necessario, di nostro opposto.  È per sostenere questa tesi che in questo film il circo - quel microcosmo che, nell’immaginario collettivo di una volta, si collocava al di là della soglia del possibile, diventando un ricettacolo di astruse meraviglie - viene fatto rientrare nei confini della quotidianità, e diventa così l’ennesimo teatro dei soliti misfatti, dal matrimonio d’interesse all’omicidio, dal delitto della gelosia alla vendetta sanguinosa. Queste azioni attraversano tranquillamente la frontiera (di fatto, inesistente) tra i due tipi di umanità, ridistribuendo equamente il bene e il male, la felicità e la sofferenza, amministrando dunque una giustizia che, più che alla forza delle leggi statistiche, è affidata all’uniforme costituzione morale della nostra specie. Le varianti fisiche non partecipano al gioco del giudizio universale, che continuamente cerchiamo di realizzare nelle nostre menti: le linee di demarcazione sono frutto della nostra fantasia chiusa e malata, e dove noi pretendiamo di scavare  dei fossati per proteggerci dai nemici, questi ultimi erigono muri di cinta che li rendono compatti ed invincibili.

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