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Cape Fear. Il promontorio della paura

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su Cape Fear. Il promontorio della paura

di OGM
8 stelle

Per la famiglia di Sam Bowden, la violenza è un vento denso che aggredisce la pelle, e si fonde con il vortice interiore prodotto dall'istinto. La paura estrae a viva forza le debolezze dall'animo, e le sparge impietosamente sul tessuto dei rapporti umani. Questi brandelli di vita segreta sono come pezzi di carne che fanno da esca alla bestialità e contaminano le coscienze.

Per Max Cady la vendetta è rabbia che si trasforma in fede, e risentimento che si fa missione. Egli è un integralista del male, che non conosce limiti nello spazio, nel tempo e nei modi: è ubiquo, indistruttibile e metamorfico come un demone, che conserva eterna memoria e non perdona. Ha l'ambigua onniscienza di un angelo caduto, che alla crudeltà infernale sa sovrapporre, all'occorrenza, una luminosa maschera di seduzione.  Max non è un qualunque maniaco persecutore: nella sua dimensione sovrumana è lui stesso l'Ossessione e l'Insidia.

Tra citazioni bibliche, toni apocalittici e scenari danteschi, "Cape Fear" è un dramma di Faust al contrario, in cui al patto ultraterreno si sostituisce una primitiva sfida all'ultimo sangue. Nella sequenza ambientata nel teatro, Scorsese riesce anche ad onorare un tema che gli è assai caro: la fugacità e la fragilità dell'innocenza.

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