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Nightmare - Dal profondo della notte

Regia di Wes Craven vedi scheda film

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La recensione su Nightmare - Dal profondo della notte

di chinaski
8 stelle

Freddy Krueger è uno di quei personaggi che lasciano il segno nell'immaginario collettivo. E non potrebbe essere altrimenti. Wes Craven scava tra le paure degli adolescenti americani e trova il loro uomo nero.
Ragazzi che vivono da una parte un forte disagio per i tanti genitori che si separano e dall’altro iniziano ad avere le prime inquietudini sessuali.
Potrebbe essere questo l’orizzonte sociale e psichico dal qual Freddy emerge.
Il suo territorio, però, è il sogno. O meglio l’incubo.
Wes Craven ha il suo lampo di genio nel tessere una forte continuità tra sogno e realtà. Le cose che succedono nel sogno, infatti, hanno effetti devastanti anche nel mondo di coloro che non dormono.
Su questa idea si basa il fulcro narrativo del film. Sul fatto che gli incubi non siano solo delle illusioni, ma forse qualcosa di molto più profondo. Qualcosa che ha un legame stretto con la realtà. Forse il suo lato oscuro e nascosto.
Per gli indiani d’america il sogno era un elemento fondamentale della loro società. I ragazzi, proprio nell’età adolescenziale, dovevano rincorrere una visione o un sogno. Dopo una settimana di digiuno la visione veniva a trovarli. Gli anziani poi, dopo aver sentito quello che loro avevano visto, ne decidevano la posizione all’interno della società.
Nel film, invece, gli adulti fanno di tutto tranne che credere a quello che i ragazzi raccontano dei loro sogni. In genere nella nostra società si dà scarsa considerazione a quello che viviamo durante i sogni. Dico “vivere” perchè almeno per me i sogni hanno la stessa importanza, a livello di esperienza, di quello che facciamo da svegli. Sognare significa entrare in un’altra sfera dell’esperienza umana, una sfera molto più profonda e misteriosa di quella conscia.
A lezione, in una scena del film, si parla dell’Amleto di Shakespeare e di come Amleto per cercare la verità sia costretto a scavare. Come fanno i becchini dice la professoressa. Sbagliato. Bisogna scavare come fanno gli sciamani. Ovvero andare sempre più in fondo nell’animo umano e scoprire cosa in esso si nasconde.
Wes Craven presenta un tipo di cinema molto artigianale, molto simile ai primi film di Sam Raimi. Tutte le trovate sono geniali perchè derivano da cose concrete, non ci sonno effetti speciali che lavorano solamente sull’immagine. Qui, l’ effetto speciale è prima di tutto qualcosa di concreto. Qualcosa che deve essere costruito manualmente. E quindi possiamo assistere alle braccia di Freddy che si allungano, alla stanza che gira su se stessa per permettere ad una ragazza di camminare sul soffitto, al telefono con la lingua o anche alle scale che si sciolgono.
Altro elemento innovativo è l’estrema irriverenza di Freddy, che si esprime sempre con una battuta o con un tocco di ironia che lo rendono ancora più inimitabile. Freddy è una sorta di clown macabro e violento. Che antempone la battuta all’ azione. Molto interessante è anche il simbolismo con il quale Freddy viene rappresentato. Il guanto e il maglione, con i suoi colori rosso e verde scuro. I ragazzi, o meglio gli spettatori, capiscono che l’incubo inizia quando riconoscono sullo schermo uno di questi due elementi. E geniale, in questo senso, è anche la fine del film, con la cappotta della macchina che, mentre sale, scopriamo essere degli stessi colori del maglione di Freddy. Come a dirci che l’incubo è lontano dall’essere terminato.
Craven gioca quindi con il cinema (l’horror, i trucchi come effetti illusionistici, il simbolismo delle immagini) e crea un film ancora oggi inquietante e perfettamente risucito in alcune sequenze (una su tutte quando la protagonista si addormenta sul banco di scuola) e che sopratutto ha segnato un genere per sempre.

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