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Agente 007. La spia che mi amava

Regia di Lewis Gilbert vedi scheda film

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La recensione su Agente 007. La spia che mi amava

di maso
10 stelle

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Il Bond che non ti aspetti è "La spia che mi amava" ed i motivi sono molti: Moore al suo terzo tentativo sulla misura OO7 dopo due nulli sotto la pessima direzione tecnica di Guy Hamilton, la matrice letteraria dal titolo omonimo che Fleming non voleva concedere alla EON perchè è un romanzo atipico in cui Bond entra in azione solo negli ultimi capitoli di ritorno dalla missione Thunderball per soccorrere la spia in gonnella del titolo insidiata da una gang mafiosa, di conseguenza una sceneggiatura partorita ex novo dalla infallibile Walter PPK stilografica di Richard Maibaum e plasmata sulle intuizioni di Chris Wood che non ha niente a che vedere con il libro, doppio avvicendamento in cabina di regia e nella direzione d'orchestra ma se Lewis Gilbert aveva già diretto con risultati altalenanti "Si vive solo due volte" e sostituiva il monocorde Hamilton molto più impegnativo era il compito di Marvin Hamlisch al posto del molosso John Barry, tante incognite quindi hanno spinto Moore a fare finalmente quel salto in lungo definitivo che gli permettesse di essere degno di questo personaggio così amato?

La risposta è uno splendido si per uno dei film più brillanti ed amati della serie e degli anni settanta nel genere spy-action in cui tutto funziona a meraviglia a cominciare dalla pre-title sequence in cui ci viene esposto il piano criminoso del cattivone di turno Stromberg alle prese con l'appropriazione indebita di sommergibili nucleari che gli consentirà la colonizzazione del mondo sottomarino ma cosa ancor più importante è l'introduzione dell'agente Tripla X del KGB, alias Anya Amazova, questo personaggio è una Bond girl particolarissima ed indimenticabile per la collocazione assolutamente di privilegio nella trama dove trova spazio tanto e come Bond con il quale instaura un rapporto davvero inusuale di collaborazione e competizione, amore ed odio e Barbara Bach sembra una buona scelta nonostante non sia un fenomeno d'attrice: è una gran bella ragazza e non sfigura ma io in questo ruolo avrei visto benissimo la stupenda, meravigliosa crine biondo e sguardo da gatta delle nevi Cornelia Sharpe.

Lo spettacolare stunt iniziale sugli sci da il la alla stupenda "Nobody does it better" su parole e musica dei coniugi Hamlisch, uno dei pezzi memorabili della saga bondiana in cui le sonorità jazzate venate di blues fanno da tappeto ad un testo ricamato sul film che seguirà, in cui le gesta di Bond vengono decantate dalla voce morbida di Carly Simon nel ruolo della spy who loves him che gli chiede di tenere al sicuro il suo segreto per quella notte perchè nobody does it better, nessuno sa farlo meglio di lui.

Il film è una macchina da divertimento perfetta in cui Moore ha finalmente trovato l'equilibrio fra ironia e freddezza ma anche il romanticismo di un uomo di classe oltre ad una punta di dolore quando Tripla X gli espone a voce il suo dossier personale menzionando che una volta è anche stato sposato, il rapporto fra i due agenti di fazioni opposte per una volta sotto un unica bandiera è la carta vincente della trama che si srotola fra l'Egitto ed altri posti fronte mare come la Sardegna assolutamente luccicanti nei fotogrammi del magnifico Lewis Gilbert, in più oltre ai proverbiali personaggi di contorno di Bond si aggiungono il minaccioso sicario Squalo munito di denti d'acciaio, il gigantesco Richard Kiel sembra indistruttibile tanto che tornerà nel successivo squallidissimo "Moonraker" dove subirà una brutta involuzione caratteriale, non si può trascurare poi la statuaria Caroline Munro che definire una Bond girl minore è quasi un insulto vista la sua fisicità scazzottante in bikini.

Tante le sequenze d'antologia fra cui elevo l'inseguimento con la Lamborghini anfibia, la battaglia finale in un immenso set di Ken Adam e il regolamento di conti con Stromberg concluso da OO7 con due belle pallottole direttamente fra le palle di Curd Jurgens, un cattivo spietato e glaciale, pazzo al punto giusto, il resto è la quintessenza di Bond nella sua forma migliore anche se la critica che viene spesso affibiata ai tre film diretti da Lewis Gilbert è di assomigliarsi molto nella struttura, effettivamente ci sono varie similitudini fra "Si vive solo due volte" e "La spia che mi amava": Bond vestito da ammiraglio, un nemico che sottrae dispsitivi nucleari alle due superpotenze mondiali per metterle l'una contro l'altra, Bond che mette a soqquadro la super base nemica dove i suddetti dispositivi sono custoditi sono fra le più lampanti ma se da un lato la ripetitività in una serie così longeva è quasi un optional dall'altro bisogna sottolineare come questo film sia di gran lunga superiore sia al suo predecessore con un annoiatissimo Connery ed al suo successore fatto con la carta copiativa assolutamente ridicolo.

Indubbiamente questa è la caratterizzazione migliore di Moore, è classic Bond allo stato puro e non invecchia mai.

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